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Tra gli anime più iconici del genere super robot, un posto speciale spetta a Mazinga Z. Creato dal maestro Gō Nagai nel 1972, è considerato il cartone che ha rivoluzionato il modo di raccontare i robot giganti, introducendo il concetto di mecha pilotati dall’interno e aprendo la strada a un intero filone di successi.
Il protagonista è Kōji Kabuto, un ragazzo coraggioso che eredita dal nonno Jūzō Kabuto un’arma potentissima: il gigantesco robot Mazinga Z. Nato per difendere l’umanità dalle minacce del malvagio Dottor Hell e dei suoi mostri meccanici, il robot è guidato grazie all’Hover Pilder, un piccolo veicolo che si innesta sulla testa della macchina e consente al pilota di prenderne il controllo.
Per l’epoca fu un’idea rivoluzionaria: non più un robot autonomo, ma una macchina pilotata dall’uomo, in grado di trasmettere forza, responsabilità e coraggio al suo conducente.
Kōji Kabuto: giovane impetuoso, pilota di Mazinga Z.
Sayaka Yumi: compagna d’avventura e pilotessa del robot Afrodite A, alleata preziosa di Kōji.
Dottor Hell: l’antagonista assoluto, deciso a conquistare il mondo con le sue creature meccaniche.
Barone Ashura: uno dei nemici più celebri e inquietanti, metà uomo e metà donna, simbolo della follia dei piani del Dottor Hell.
La serie fu trasmessa in Giappone dal 3 dicembre 1972 al 1° settembre 1974, per un totale di 92 episodi.
In Italia, però, arrivò solo anni dopo: la prima messa in onda risale al 21 gennaio 1980 su Rai 1, con appena 51 episodi, spesso tagliati e privi dei prologhi in cui venivano svelati i piani del Dottor Hell.
Un dettaglio curioso è che il pubblico italiano aveva già conosciuto i sequel della saga: UFO Robot Goldrake (1978) e Il Grande Mazinga (1979). Per questo motivo, Mazinga Z debuttò da noi “in ritardo”, quando i suoi successori erano già popolari.
Un’idea nel traffico – Gō Nagai ebbe l’ispirazione bloccato in coda: immaginò un’auto con braccia e gambe in grado di camminare sopra le altre.
Hover Pilder alternativo – In origine, il robot doveva essere pilotato tramite una motocicletta che si innestava nel corpo.
La sigla italiana – Cantata da Enzo Polito, è rimasta tra le più amate sigle dei robot giapponesi degli anni ’80.
Un universo infinito – Dal successo nacquero sequel, spin-off e film, tra cui Mazinger Z: Infinity (2017), prodotto per il 45° anniversario.
Un simbolo culturale – In Giappone sono state erette statue giganti di Mazinga, divenute vere attrazioni turistiche.
Mazinga Z non è solo un cartone animato, ma un pilastro della cultura pop mondiale. Ha segnato la nascita del genere mecha e ha influenzato intere generazioni di appassionati, diventando un punto di riferimento per l’animazione giapponese e un ricordo indelebile per chi è cresciuto con le sue avventure.
Scritto da: enzosangrigoli
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